Quindici anni fa, nel 2010, la Biblioteca Vallicelliana di Roma ospitava nel Salone Borromini la mostra fotografica Il senso di una cosa, un’esplorazione visiva del quartiere dell’EUR attraverso le mie immagini.
L’esposizione presentava sedici immagini in cui il rigore architettonico dell’EUR emergeva tra geometrie di marmo e silenzi sospesi, offrendo una riflessione sulla trasformazione dello spazio e del tempo. Accanto ai miei, una selezione di fotografie di scena provenienti dall’Archivio Fotografico della Cineteca Nazionale documentava l’utilizzo del quartiere come sfondo cinematografico, testimoniando come l’EUR avesse acquisito un’identità che andava oltre la sua concezione originaria.
Nato nel 1935 per ospitare l’Esposizione Universale del 1942, mai realizzata, il quartiere rappresentava un manifesto dell’architettura razionalista, concepito per esaltare monumentalità e ordine. Con il tempo, gli spazi dell’EUR si erano trasformati, adattandosi a nuove funzioni e interpretazioni. La mostra del 2010 restituiva questa evoluzione attraverso immagini che catturavano la solennità dell’architettura, le ombre scolpite dal sole sul travertino e il senso di sospensione che permeava il quartiere.
Nel 2025 ricorre il quindicesimo anniversario di quella mostra, un’occasione per riconsiderare il valore di quel lavoro e il significato che l’EUR ha assunto nel tempo. Il senso di una cosa resta una testimonianza visiva di un luogo in perenne dialogo tra passato e presente, un’indagine sulla memoria urbana, sulle tracce lasciate dal tempo e sulla capacità dell’immagine fotografica di restituire un significato nuovo a ciò che sembrava già scritto.
Fifteen years ago, in 2010, the Biblioteca Vallicelliana in Rome hosted Il senso di una cosa in the Borromini Hall — a visual exploration of the EUR district through sixteen of my photographs. The exhibition highlighted the district’s rigorous architecture, suspended geometries, and evolving identity, shown alongside archival film stills from the National Film Archive that testified to EUR’s long-standing role as a cinematic backdrop. Originally conceived in 1935 as the site of the 1942 World’s Fair, EUR has continually shifted in meaning and function; the exhibition captured this transformation through images of its monumental rationalist forms and the timeless shadows carved into travertine.
As its fifteenth anniversary approaches in 2025, the project remains a visual reflection on urban memory — a dialogue between past and present, revealing how photography can renew the meaning of places we think we already know.