La serie fotografica Affogati esplora il paesaggio lacustre come luogo di sospensione, riflessione e scomparsa. I laghi del Lazio, con la loro immobilità apparente, diventano scenografie naturali per una meditazione visiva sul tempo, sull’assenza e sulla fragilità del nostro rapporto con la natura.
In questo lavoro, il paesaggio non è semplice sfondo, ma voce muta: una superficie che trattiene e insieme dissolve, che riflette solo in parte ciò che custodisce. Le immagini, realizzate tra il 2021 e il 2025 lungo un percorso iniziato a Trevignano Romano e proseguito tra i laghi dei Castelli Romani, Bolsena e Vico, evitano il pittoresco per concentrarsi su dettagli silenziosi, atmosfere rarefatte, forme spoglie e presenze appena accennate.
La scelta del bianco e nero è parte integrante di questa ricerca: non si tratta di un effetto nostalgico, ma di uno strumento per spogliare l’immagine e restituirla alla sua essenza. La monocromia funziona qui come una lente interiore, capace di accentuare il senso di sospensione e di creare una distanza necessaria per la contemplazione. La grana visiva, applicata con discrezione, restituisce la materia delle fotografie analogiche e avvicina queste immagini a un’idea di scrittura per immagini.
Ma Affogati è anche un omaggio al paesaggio immaginario dei laghi, al mondo di fiabe e filastrocche che da sempre accompagna le acque scure del Lazio. Qui si raccolgono racconti tramandati oralmente, storie di creature che abitano il fondo, leggende locali di ninfe, draghi e amori perduti. Questo immaginario arcaico, poetico e popolare risuona sottotraccia in molte immagini della serie, come un contrappunto narrativo alla rarefazione visiva.
Il progetto si inserisce nella più ampia riflessione sulla natura che attraversa il mio lavoro degli ultimi anni, e si collega direttamente all’urgenza ecologica del nostro tempo. I laghi, specchi d’acqua e di storia, sono oggi tra gli ecosistemi più fragili e dimenticati. Fotografarli significa anche restituire loro attenzione, ascoltarne i silenzi, difenderne l’integrità.
Affogati invita a sostare, ad ascoltare ciò che non si vede. A immaginare un’eco che risale dal fondo. A fare i conti con la bellezza malinconica delle cose che non tornano a galla.

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The series Affogati explores the lakes of Lazio as suspended, contemplative landscapes where time, absence, and memory surface through silence rather than spectacle.
Created between 2021 and 2025, the images avoid the picturesque and focus instead on minimal forms, rarefied atmospheres, and subtle presences.
Black and white becomes an essential tool — a way to strip the image to its essence, deepen the sense of suspension, and evoke a quiet, analog materiality.
Echoing the region’s folkloric imagination of submerged creatures, lost loves, and ancient legends, the work intertwines natural fragility with poetic resonance.
Affogati invites the viewer to pause, to listen to what lies beneath, and to confront the melancholic beauty of what does not rise back to the surface.