Nel 2019 ho avuto il privilegio di partecipare al festival Hojas de Luz, organizzato da Mario Belfiore negli spazi dello Spin Time Labs a Roma. In quell’occasione, nella cornice di una serata inaugurale straordinaria che ha visto l’esibizione di Giovanni Sollima e dell’Orchestra Notturna Clandestina diretta da Enrico Melozzi, ho presentato una mostra fotografica intitolata The Town.
Con questo progetto ho voluto restituire uno sguardo personale e laterale su Londra, la città per eccellenza, nel periodo immediatamente precedente alle Olimpiadi del 2012. Non mi interessava raccontare l’evento in sé o il volto patinato della metropoli globale, ma piuttosto osservare ciò che avveniva dietro le quinte: i lavori in corso, i cambiamenti urbani ancora in divenire, i cantieri aperti, le impalcature, gli spazi interdetti ma visibili, i segni provvisori di una città che si stava trasformando per prepararsi a essere vetrina del mondo.
Londra, in quel momento, si mostrava in tutta la sua tensione: da un lato l’ambizione di apparire perfetta agli occhi del pianeta, dall’altro la sua realtà brulicante, disordinata, sfuggente. Ho cercato di fotografarla nei suoi interstizi: muri scrostati, passerelle pedonali improvvisate, segnaletica provvisoria, angoli invisibili agli sguardi più consueti. Ho cercato un’estetica dell’incompiuto, del temporaneo, dello spazio urbano sospeso tra passato e futuro. Ogni scatto, per me, era un modo per catturare un istante fragile, qualcosa che di lì a poco sarebbe scomparso sotto una colata di asfalto, vetro e nuovo decoro.
The Town è stato il mio tentativo di raccontare una metropoli prima della messa in scena, quando ancora le contraddizioni erano esposte e i dettagli non erano stati levigati. Londra appariva come un organismo inquieto e stratificato, dove la forza della modernità conviveva con una certa resistenza del reale. Camminando per i suoi quartieri — da Stratford alle rive del Tamigi, dalle stazioni della Overground ai mercati periferici — ho provato a mettere a fuoco una città viva e vulnerabile, una capitale che si reinventava, ma non sempre senza conflitti.
Quella mostra è stata anche un modo per riflettere sul rapporto tra cambiamento urbano e memoria, tra le grandi trasformazioni imposte dai mega-eventi e la vita quotidiana che continua a scorrere, spesso ignorata, sotto il rumore delle ruspe. The Town ha voluto essere un archivio provvisorio e poetico di ciò che accade prima del sipario, quando le luci non sono ancora accese e il futuro è ancora tutto da scrivere.

In 2019 I took part in the Hojas de Luz festival at Spin Time Labs in Rome, presenting The Town during an opening night featuring Giovanni Sollima and the Orchestra Notturna Clandestina. The project offered a personal, lateral view of London in the years just before the 2012 Olympics — not the polished, global metropolis, but the backstage: construction sites, temporary structures, scaffolding, and the fragile in-between spaces of a city still becoming.
I photographed London in its interstices, seeking an aesthetic of the unfinished and the provisional, capturing moments destined to disappear under glass, asphalt, and new decor. The Town is a poetic, provisional archive of a metropolis before the show begins — when contradictions are still exposed, details unpolished, and the future still unwritten.