La mostra Luoghi di Pasolini ha offerto una visione intensa e profonda della Roma che Pasolini ha amato, vissuto e descritto. Le immagini di Maurizio Bartolucci, scattate tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, catturano luoghi che sono diventati simboli di un’epoca e testimoni della città che Pasolini ha osservato, amato e, in parte, denunciato. Ho avuto il privilegio di restaurare queste fotografie, partendo dalle pellicole originali, attraverso scansioni professionali e manipolazioni digitali, per restituire loro il fascino e la forza visiva che avevano al momento dello scatto.
Ogni fotografia di Bartolucci è un fazzoletto di storia, un’occasione per riflettere sulla Roma di Pasolini, ma anche sulla Roma che, pur cambiando, continua a portare con sé le tracce di un passato che non smette di parlare. Le immagini esplorano il rapporto tra la città e le persone che l’hanno vissuta, rivelando, attraverso il bianco e nero evocativo, una bellezza che si mescola alla miseria, alla speranza che si fonde con la rassegnazione. I luoghi ritratti non sono solo scenari fisici, ma spazi esistenziali, che raccontano la storia di chi li ha attraversati e li ha trasformati.
La mostra non è solo un omaggio alla memoria di Pasolini, ma anche una meditazione sulla temporalità dei luoghi e sulla loro capacità di portare con sé il peso del tempo. Le fotografie di mio padre invitano lo spettatore a entrare in una Roma che non c’è più, ma che, grazie a queste immagini, continua a vivere e a parlare nel presente.
The exhibition Luoghi di Pasolini offered a deep, evocative portrait of the Rome that Pasolini loved, lived, and described. Maurizio Bartolucci’s photographs—taken between the late 1980s and early 1990s—capture places that have become symbols of an era, witnesses of the city Pasolini observed and, at times, denounced. I had the privilege of restoring these images from the original films through professional scanning and digital processing, bringing back their original visual strength. Each photograph is a fragment of history, revealing a Rome that has changed yet still carries the traces of a past that continues to speak.
More than an homage, the exhibition is a reflection on the temporality of places and their ability to hold memory, inviting viewers into a Rome that no longer exists yet still lives through these images.