La mia prima mostra fotografica, realizzata nel 2009 a Milano, raccontava i muri di Belfast: murales nati per testimoniare un conflitto mai del tutto risolto in Irlanda del Nord.
A distanza di sedici anni torno a fotografare i muri, ma questa volta nel cuore della mia terra. Con uno sguardo curioso, mai invadente, ho voluto raccontare la storia di Sant’Angelo di Roccalvecce, il paese delle fiabe. Un lavoro che si intreccia con un altro progetto in corso, Affogati, dedicato ai laghi del Lazio e frutto di quattro anni di scatti. Due percorsi diversi, uniti dalla stessa esigenza: osservare, ascoltare, restituire. Fino a pochi anni fa Sant’Angelo era uno dei tanti borghi dell’alto Lazio segnati dallo spopolamento. Le case chiuse, la scuola quasi vuota, i giovani partiti. Un luogo che sembrava destinato a spegnersi lentamente, come tanti paesi dimenticati tra le pieghe della geografia.
Poi qualcosa è cambiato. La comunità ha scelto di reagire, non con la rassegnazione ma con l’immaginazione.
Nel 2017 è nato La città delle fiabe, un progetto di rigenerazione urbana e sociale fondato sull’arte murale e sul linguaggio universale del racconto.
Il cuore del progetto batte nelle mani delle artiste che hanno trasformato il borgo in un museo a cielo aperto. Non semplici decoratrici, ma autrici consapevoli, con percorsi differenti: dal muralismo urbano all’illustrazione editoriale, dalla pittura figurativa alla grafica sperimentale.
Tra loro, Alice Pasquini, pioniera della street art italiana, con il suo segno inconfondibile e la sua attenzione per i personaggi femminili sospesi tra infanzia e resistenza emotiva; Leticia Mandragora, con le sue atmosfere gotiche e i colori profondi; Lidia Scalzo, che reinterpreta figure classiche in chiave simbolica; e ancora Serena Maisto, Stefania Marchetto, Tina Loiodice, Sara Pichelli: ciascuna con il proprio linguaggio, ciascuna capace di inserirsi nel tessuto del paese con rispetto e intensità.
Molti murales raffigurano fiabe note — Pinocchio, Il Piccolo Principe, La Bella Addormentata, Don Chisciotte — ma ciò che colpisce non è solo il soggetto, bensì lo sguardo.
Le artiste non si sono limitate a illustrare, ma hanno riscritto le storie attraverso la propria sensibilità. Il risultato è un paese che non si rifugia nella nostalgia, ma che sceglie la trasformazione come fiaba possibile. Il muro diventa libro, ma anche specchio. Oggi Sant’Angelo è una meta per chi ama l’arte pubblica, le narrazioni visive e il viaggio lento. Un luogo in cui ogni angolo racconta, e ogni racconto nasce dal lavoro concreto, creativo e spesso invisibile di decine di donne che — con una scala, dei pigmenti e una visione — hanno riscritto il destino di un intero paese.
My first exhibition in 2009 portrayed the walls of Belfast. Sixteen years later, I return to photographing walls in my own region, telling the story of Sant’Angelo di Roccalvecce, the “village of fairy tales.” Once a depopulated town, it was transformed in 2017 through La Città delle Fiabe, an urban regeneration project led by a group of women artists who turned the village into an open-air museum.
Their murals reinterpret classic tales with personal vision, revealing a community that chose imagination over decline.
This work connects to my ongoing project Affogati, unified by the same intention: to observe, listen, and give back a story through images.